Un'altra difesa è possibile
è un'iniziativa di legge popolare che è partita a fine Novembre e che promuove l'istituzione di un Dipartimento di Difesa civile, non armata e nonviolenta.
L’obiettivo è quello che il Dipartimento indirizzi il contributo alla difesa civile con le proprie autonomie
e modalità di lavoro delle varie componenti oggi esistenti fra cui il
Servizio civile, i Corpi civili di pace, la Protezione civile oltre ad
un ipotizzato Istituto di ricerca su Pace e Disarmo.
Si tratta di dare
finalmente concretezza a ciò che prefiguravano i Costituenti con il ripudio della guerra e che già oggi è previsto dalla legge e confermato dalla Corte Costituzionale.
Il finanziamento di questo Dipartimento dovrebbe avvenire introducendo l'opzione fiscale, che permetterebbe in sede di dichiarazione dei redditi di devolvere ad esso il nostro 6 x mille, che attualmente è impiegato nel Dipartimento della Difesa.
Per qualsiasi informazione consultare il SITO
Per contatti e informazioni su dove poter trovare i punti di raccolta
Centro Pace a Venezia:
edificio Ex Carive (campo Manin), S. Marco 4023,
e-mail centropace@comune.venezia.it,
telefono 041.2747645
Luigi Barbieri
3292105581
luigi.barbieri@comune.venezia.it
venerdì 30 gennaio 2015
lunedì 26 gennaio 2015
Elena Andreoli
Una tragicommedia in
5 atti!
Ho deciso di presentare domanda per il progetto di Servizio
Civile presso il Servizio Immigrazione perché stavo studiando come si insegna
l’Italiano a stranieri (leggesi: Master ITALS primo livello a Ca’ Foscari) e le
attività descritte nel progetto mi interessavano e mi avrebbero permesso di
mettere in pratica la teoria studiata.
Al colloquio, oltre a me c’erano altre dieci persone circa,
motivatissime e preparate (una aveva fatto il mio stesso master, l’edizione
precedente e già insegnava a immigrati!); immaginerete, ero molto tesa ( anche
detto “mi cagavo in mano”).
Dopo aver fatto una attività di gruppo, abbiamo fatto i
colloqui singoli. Io ero una delle ultime e, via via che la gente usciva, il
terrore aumentava: “c’è una che ti disegna”, “c’è una che ti disegna e ti
cancella”, “c’è una che ti disegna e se le stai antipatica poi ti cancella”
erano i resoconti dei miei predecessori.
Arriva il mio momento. Devo affrontare tre persone: la
cancellatrice di innocenti, una delle future OLP e Michele dell’ufficio SC.
Decido che, cancellatrici o no, io mi butto.
Quel giorno ho esposto la mia teoria didattica, “la
didattica del Terrore”, a chi doveva decidere se sarei stata adatta a lavorare
con bambini, signore, adolescenti, ecc…
Atto I: Inizia il servizio
Malgrado le mie teorie didattiche dai titoli poco
incoraggianti sono stata scelta.
Mi aspettavo di cominciare subito con le attività, di
essere gettata in mezzo ad un ufficio.
Mi sbagliavo: i primi due giorni di Servizio Civile li ho
passati in formazione con parte dei volontari selezionati per fare SC presso il
Comune di Venezia.
Siamo divisi in gruppi di formazione, ci spiega Michele, e
i membri del gruppo di formazione saranno un po’ i compagni di classe del
volontario durante l’anno.
Vorrei sottolineare che, durante questi primi giorni, non
avevo ancora conosciuto le altre volontarie selezionate con me per il progetto
al Servizio Immigrazione: ne avevo viste di sfuggita due, ma…
Il primo giorno vero e proprio presso il Servizio
Immigrazione ho finalmente conosciuto le OLP e le mie compagne di viaggio:
Elisabetta, Pilar e Stefania ( 2 OLP Sr. e una aspirante OLP) e Elena, Giorgia,
Ramona e Stella. Abbiamo fatto dei giochi per conoscerci, ci sono state
presentate le UOC (le unità in cui è diviso il servizio) e le loro responsabili
(tra cui c’era la temibile cancellatrice di aspiranti volontari).
La prima cosa che mi ha colpita, cosa che mi ha
accompagnata durante l’anno intero, è stata la presa in carico collettiva, da
parte degli operatori del servizio, di noi volontarie: tutti gli operatori, chi
più chi meno, sono stati presenti e disponibili con noi; il fatto di avere
delle OLP, quindi, non significava che io non potessi bussare ad altre porte
per chiedere aiuto e suggerimenti.
Ci è andata di lusso, eh.
Ci sono colleghi, in altri servizi, che non sono stati
altrettanto fortunati.
Atto II: che cosa fa una volontaria al Servizio Immigrazione?
Durante questo anno abbiamo:
l redatto verbali:
tanti, tanti verbali
l fatto assistenza
alle docenti durante lezioni di Italiano per adolescenti neoarrivati e adulti
analfabeti
l partecipato agli
incontri di Italiano nel teatro (per signore straniere che volevano imparare
Italiano in un modo un po’ diverso dalla solita lezione)
l scoperto che è
facilissimo innamorarsi dei figli delle signore che frequentano i corsi di
Italiano. Questa scoperta è stata fatta mentre facevamo babysitting a questi
pupazzetti.
Io, poi, ho anche avuto il dubbio piacere di
l cercare di insegnare l’Italiano a una
ragazzina cinese durante i mesi estivi
l decidere che anche
se la suddetta ragazzina cinese non aveva nessuna intenzione di imparare
l’Italiano IO L’AVREI COSTRETTA AD IMPARARLO (attraverso metodi didatticissimi
e all’avanguardia)
l arrendermi
all’evidenza: “l’Italiano non lo vuole proprio imparare, sta bifida!”
Ho anche aiutato una signora analfabeta ad acquisire un po’
più di dimestichezza con la lettura e la scrittura, tradotto live dall’Inglese
all’Italiano durante un evento del servizio, fermato gente per strada al
mercato per proporre loro corsi di Italiano, fatto sportello telefonico e
scoperto che, no, non è solo quando fai la telefonista Enel che la gente che
chiama è bizzarra, è proprio il telefono che fa porre le domande più ridicole
all’operatore che risponde.
Con Stella, una delle colleghe, al momento sto
gestendo uno spazio compiti/laboratorio sperimentale per bambini delle
elementari: la responsabilità è molta, le cose che stiamo imparando, la
possibilità di muoverci da sole e avere cavie su cui sperimentarci docenti, il
rapporto con i bimbi e i volontari, il feedback da parte delle OLP, però, ci
ripagano dei capelli bianchi conquistati lambiccandoci il cervello alla ricerca
di attività utili per i pupi.
Una volontaria al Servizio Immigrazione -IO-se ha la
fortuna di andare d’accordo con le proprie colleghe, mangia (durante gli eventi
del servizio), mangia (con le colleghe perché si organizzano cene fuori
servizio), mangia (perché le signore straniere sono cuoche eccellenti); molesta
le colleghe -ho fatto proposte matrimoniali a tutte loro, invaso la bolla
prossemica di Elena almeno una volta al giorno (perché è soda), palpato la
testa di Giorgia (che ha dei capelli stupendi), ho usato Ramona per sfatare
stereotipi sui rumeni (perché è rumena, chi meglio di lei saprebbe dirmi se
davvero “tutti i rumeni si tuningano la macchina”?) e mi sono sentita un genio
del male malvagio mentre parlavo con Stella (che è la mia donna angelicata,
altro che Beatrice dantesca!).
Atto III: Le formazioni
Un volontario di Servizio Civile al Comune di Venezia ha
una nemesi: le formazioni.
Sette ore chiusi in una stanza a disquisire sulla non
violenza, il servizio civile, che cos’è un volontario et similia...Michele e
Paolo, in questo caso, sono gli allegri torturatori del tremolante volontario,
i dispensatori di spunti di riflessione, gli spettatori compiaciuti(?) di
sbadigli e facce perplesse.
Alle 9:00 del mattino, signori e signore, io sogno letti
soffici e colazioni, non mi aspetto di sicuro di parlare di risoluzione non
violenta dei problemi!
“C’è una mela, A e B sono due persone e vogliono entrambi
la mela. Che si fa?”, incalza Paolo. Dobbiamo trovare 12 soluzioni plausibili.
“Arrivano gli alieni e li inceneriscono? È una soluzione accettabile?”.
Ovviamente, non è tutto così, abbiamo tutti imparato
moltissimo, però, a volte, una formazione in meno l’avrei sognata, confesso…
Atto IV: La triste fine
Tra poco meno di 20 giorni finirà il mio anno di servizio civile ed è tempo di bilanci.
Tra poco meno di 20 giorni finirà il mio anno di servizio civile ed è tempo di bilanci.
Il Servizio Civile mi ha arricchita immensamente, ma credo
che una esperienza, buona o cattiva che sia, comunque arricchisca chi la vive:
questo anno vissuto in compagnia, però, è stato una continua possibilità.
Credo, anzi, che “possibilità” sia la parola che descrive
il mio anno: possibilità di fare nuove amicizie, di confrontarmi con persone
più esperte di me nel campo in cui vorrei lavorare; possibilità di viaggiare a
costo zero ( mangiare il cibo di un paese è un po’ come visitarlo, sia pur per
5 minuti), possibilità di scoprire quanti stereotipi io ancora abbia in me,
possibilità di migliorare come persona.
In sintesi: un anno di Servizio Civile, se fatto bene è un
investimento.
L’impegno del volontario (e il culo uno se lo fa, eh!)
viene restituito. Con gli interessi.
Fatelo!
ADDENDUM:
l gli atti sono 5
contando il prologo,
l la cancellatrice è
una patatina e ancora non le è ben chiaro come sia riuscita a scatenare il
panico quel giorno,
l i rumeni non si
tuningano le auto (non più degli italiani, pare)
Elena Andreoli
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martedì 20 gennaio 2015
Silvia Battel
Oh oh mancano 15 giorni!
A cosa? Alla fine del Servizio
Civile
È passato un anno, un intensissimo anno e, classica frase retorica, non
mi sembra vero, come sempre quando vivi esperienze nuove e momenti fitti di
avvenimenti. Il passaggio è critico lo ammetto, un anno può anche passare
veloce, ma significa pur sempre 12 mesi di lavoro e condivisione di tante e
tante ore con altre persone.
Ora sono seduta alla mia angusta scrivania democraticamente
condivisa con la mia fidata “Compagna di merende”, alias Sara del Noce,
volontaria anche lei del Servizio Civile. Tra i nostri due pc c’è una piantina
grassa che versa, ammettiamolo, in non ottime condizioni, è arrivata con noi in
questo ufficio di via Giustizia e ha scandito con la sua crescita quest’anno
stravagante. È “verde” come il colore del mio Servizio: Gestione e
valorizzazione del verde urbano e del ciclo dei rifiuti ed è, non senza
difficoltà, un po’ cresciuta come, del resto, anche noi.
Il bilancio di questi mesi? Beh positivo per molti versi:
fare un servizio per il territorio in cui vivi sfruttando le capacità e
competenze accumulate in anni di studio in quel settore è sicuramente una bella
soddisfazione ed una buona opportunità. Non son mancate le difficoltà e le
incomprensioni; venendo di punto in bianco catapultata in una realtà alquanto
diversa da tuo precedente quotidiano penso sia normale. Devo dire poi che
adesso, dopo un anno, riesco finalmente, con soddisfazione, a rispondere in
maniera più concreta, data l’esperienza diretta, alla fatidica domanda: “cos’è
il Servizio Civile?” e “quindi cosa stai facendo?”.
Lo consiglieresti? Sì, sicuramente. Soprattutto perché un
anno è un buon periodo per poter fare un’esperienza completa sotto molti
aspetti, per inserirti al meglio nell’ufficio che ti ospita, per approfondire
la conoscenza dei compagni, per raggiungere quell’autonomia lavorativa e di
gestione del tempo che non si acquisisce se non con un minimo di esperienza.
Ovviamente è un’esperienza che finisce, purtroppo, e ammetto
che sarà dura il 3 Febbraio sapere che non prenderò più la mia fidata
bicicletta per raggiungere la stazione ferroviaria e col treno (se passa)
smontare a Mestre e poi dirigermi a piedi in via Giustizia dove ad accogliermi
ogni mattina ci sono i simpaticissimi colleghi che condividono con noi
volontarie l’Ufficio e che hanno contribuito a rendere quest’anno velocissimo.
Silvia Battel
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lunedì 12 gennaio 2015
Andrea Facchin_OLP dell'Ufficio Servizio Civile del Comune di Venezia
Del perchè li
ammazzerei tutti e non lo faccio.
Storia di un anno
(ed anche di più) da OLP.
La prima volta che lessi la sigla
OLP pensai immediatamente all'Organizzazione per la Liberazione della
Palestina. Dopo pochi secondo l'amara realtà si rivelò: “Operatore locale di
progetto”.
“Sarebbe?!” “Devi star dietro ad
uno o più volontari” “ah...”
Dopo il primo anno di smarrimento
fare l'OLP mi era piuttosto chiaro: progetto, attività, formazione ed una buona
dose di belle esperienze.
Il 2014 si profilava come
un'ulteriore anno di lavoro con i volontari, pareva essere una situazione
“ordinaria” ma avrei dovuto già sapere che di ordinario nell'avere a che fare
con i volontari di Servizio Civile Nazionale non c'è nulla.
Mi fermo e capisco che bere
durante le selezioni non aiuta a fare un buon lavoro.
Due. Volontarie. Donne.
O-MIO-DIO.
Due, volontarie, donne. E pure
intelligenti, capaci e preparate (non montatevi la testa).
“Caro Facchin” mi sono detto
“stavolta tocca impegnarsi”.
Anche per il 2014 la sensazione
che spesso mi ha accompagnato è quella del titolo di questo breve testo (li
ammazzerei tutti) ora vi spiego perché non lo faccio.
Mi fanno saltare su tutte le
furie, dentro di me, talvolta, quando mi accorgo che, nella quotidianità del
lavoro, si perdono i concetti ed i valori che ispirano il servizio civile,
schiacciati dall'incombenza, dalla scadenza e tutto ciò ha come effetto la
rapida trasformazione del servizio civile in lavoro. E lì li ammazzerei tutti.
Vorrei urlare loro (anche alle mie due volontarie, a volte) “non dovete
comportarvi da lavoratori, ma da volontari, fate valere il vostro servizio. Se
lo considerate un lavoro, capirete facilmente che assomiglia più ad uno
sfruttamento”. Contemporaneamente, però, mi accorgo che invece c'è nei
volontari una tenacia, una passione, una voglia di imparare, di contribuire, di
FARE che è il sale, anzi, il sugo del sale del servizio civile.
Francesca e Silvia mi hanno
spinto a mettermi in gioco oltre il mio normale ruolo, a farmi ridere più di
quello che normalmente faccio e a farmi riconsiderare alcune cose che credevo
di conoscere bene. Insomma, alla fine, mentre formavo loro, formavo me stesso e
le mie competenze.
Durante quest'anno abbiamo messo
in atto il progetto declinandolo in tutte le sue attività. Non sono mancati i
momenti di scontro ma neppure quelli di splendida armonia. Ed ammetto che sia
io sia loro in più occasioni ci siamo trovati davanti alla scelta fatidica:
“voglio avere ragione o voglio stare sereno?” E sono certo che più volte
abbiamo rinunciato alla ragione. Ma non per ignavia né per poca voglia di fare
ma perché procedere sereni ci avrebbe permesso di costruire qualcosa di
migliore dell'avere ragione in una singola occasione.
Quest'anno ci ha visto seduti
sotto un gazebo in attesa di dare informazioni, dietro ad una cattedra a
raccontare la nonviolenza ed il servizio civile a studenti a volte interessati
a volte da interessare, ci ha visti all'Università, a fare orientamento sulle
possibilità lavorative post servizio civile. A stare dietro al computer a
cercare di migliorare la nostra immagine, la nostra comunicazione, a metterci
al passo coi tempi. E potrei continuare parlando del perché quest'anno ha avuto
a che fare con mamme che spingono bambini sull'altalena per noi o finte sedute
di psicologia, ma questa è una sorpresa.
Per concludere, posso dire con
certezza che si è trattato di un anno da ricordare, capace di insegnarmi e
mostrarmi cose che avevo scordato o finto di non vedere. Ma, soprattutto, di
ricordare che ogni progetto di servizio civile è un progetto unico, con una sua
realtà ed un proprio sviluppo. Pensare di applicarvi metodologie o approcci
uguali per progetti diversi risulta fallimentare. Non perché i progetti
cambiano ma perché le persone sono tutte meravigliosamente diverse.
Andrea Facchin
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mercoledì 7 gennaio 2015
Angela ci racconta il suo anno di SC!
È ormai passato un anno da quando
ho iniziato la mia esperienza come volontaria di Servizio Civile. Consigliata e
spinta dalle parole di un'amica ho deciso di presentarmi come candidata e mi
sono proposta per prestare servizio presso la Casa del Cinema a Venezia.
Ora
che la mia esperienza è quasi giunta al termine, sono felice di questa
avventura e consiglierei ad altri ragazzi di fare la mia stessa scelta. È stato
un anno formativo, sia dal punto di vista professionale che personale. Ho avuto
la fortuna di essere una delle due volontarie presso la Casa del Cinema,
lavorando all'interno di un ambiente positivo, che ha sempre riconosciuto e
valorizzato il mio ruolo di volontaria.
Insieme a Eloisa ho catalogato, aiutato
gli utenti nelle visioni individuali, accolto le persone prima degli
spettacoli, organizzato la rassegna Notti Disarmate e curato alcune schede del giornale del
Circuito Cinema. Ho avuto la possibilità, durante quest'anno, di fare
esperienza e conoscere meglio l'ambiente cinematografico, mia grande passione.
Durante le formazioni ho scoperto
e approfondito temi che prima conoscevo solo marginalmente. Con il gruppo di
formazione mi sono confrontata e mi sono sentita cittadina attiva, grazie
all'intervento civico “Vivi via Dante” presso la scuola elementare C. Battisti.
Insieme agli altri volontari ho partecipato a laboratori, tenuti presso casa
Bainsizza, che affrontavano temi particolari come il movimento di decrescita e
il consumo critico.
Se quel giorno non mi fossi presentata per i colloqui, non
sarei mai potuta andare all'Arena di Pace, il 25 aprile, e non avrei mai
ascoltato testimonianze importanti e valide posizioni nonviolente che
affermavano a gran voce che un altro futuro, non militarizzato e più solidale,
è possibile.
Insomma, quest'anno vissuto come volontaria di Servizio Civile è
stato importante e formativo.
Spiace che la mia, la nostra esperienza sia già
giunta al termine. In un anno conosci realtà e bisogni, necessità e opportunità
che non possono scomparire con la fine del tuo servizio. Forse, il vero scopo
di questa esperienza è far capire che noi, in quanto cittadini attivi, abbiamo
l'obbligo e il potere di cambiare le cose, possiamo e dobbiamo intervenire
nella nostra quotidianità e che, nonostante l'esperienza sia conclusa, questo
non presupponga un blocco e una stasi, lasciando il posto passivamente a altri
volontari che avranno la fortuna di vivere lo stesso nostro percorso.
Angela Ruzzoni
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