martedì 30 settembre 2014

Alessandro Zanetti, testimonianza



Alessandro Zanetti

SONO PASSATI SEI MESI, E' TEMPO DI BILANCI!


Sto scrivendo dall’ufficio del Servizio Politiche Cittadine per l’Infanzia e l’Adolescenza di Campalto, sono seduto accanto a una mega vetrata che potrebbe anche dirsi finestra, la quale dà su un cortile; appoggiato a un tavolino di 60x50cm, con davanti a me un pc datato presumibilmente, a essere ottimisti, 1998. 
Questo luogo un po’ fatiscente e appena fuori dal centro, è un ex scuola elementare ed ora è una delle sedi amministrative per le Politiche Sociali del Comune di Venezia e il mio principale riferimento per lo svolgimento del Servizio Civile. Qui passo la gran parte del mio tempo da ormai 7 mesi a questa parte, più della metà del mio “anno civile” (così mi piace chiamarlo) se n’è andata e io sto tirando le prime somme.
Si può essere circondati da muri ingialliti e crepe che fanno entrare acqua dal soffitto, da polveri e grovigli di cavi, allo stesso tempo godere della compagnia di persone che con immenso trasporto e professionalità svolgono quotidianamente il loro lavoro e ti insegnano la cura dell’altro. Potrebbe suonare come un facile complimento a colleghi e responsabili ma lo dico senza retorica, lo penso davvero. 
Mi sto accorgendo che aver cura dell’altro non è solo una possibilità, un’attitudine o una scelta personale, ma un lavoro che si snoda a livelli diversi giorno per giorno e che si può imparare come qualsiasi altro lavoro. È uno slancio, che chi ha più esperienza ti trasmette anche se non vuoi.
Il mio Servizio si occupa della tutela dei minori del territorio nazionale e stranieri che necessitano di tutela legale, affiancamento o accoglienza familiare. 
È presso questi spazi che si articolano, gestiscono e organizzano le esperienze di affido familiare, la tutela dei minori stranieri non accompagnati, il lavoro educativo con le minoranze culturali presenti nel nostro territorio.
Quest’ultimo aspetto è la parte del progetto che trovo più stimolante e che mi coinvolge maggiormente; assieme ad alcuni colleghi infatti realizzo interventi di supporto didattico a scuola e a domicilio con i minori Sinti. 
Ripetizioni, in sostanza, per i bambini che sono più in difficoltà, perché c’è il problema della lingua, di una cultura diversa, di un modo diverso di pensare la scuola, lo studio e il tempo. 
Qui il lavoro d’ufficio viene sostituito dal contatto diretto, dalla relazione con i ragazzi e le famiglie, cosa che accresce gli interrogativi ma che mi dà l’opportunità di mettermi alla prova e osservare concretamente i risultati del mio “fare”. 
E questo è un bisogno che, in quanto volontario, sento molto forte. 
Ho intrapreso il Servizio Civile anche per rischiare il coinvolgimento personale nella vita della comunità, del mio Territorio e delle sue problematiche e partecipare attraverso l’azione è sempre molto più gratificante che farlo solo attraverso la conoscenza.
Ci sono state finora diverse occasioni in cui mi è stato possibile sperimentare le mie competenze, anche esterne agli obiettivi del progetto (ho potuto persino esibirmi nell’ambito di un’iniziativa organizzata dal Servizio suonando con un amico); ci sono stati anche molti tempi morti. Purtroppo non sempre c’è qualcosa da fare. I compiti del volontario sono bene o male limitati ad alcune mansioni specifiche all’interno del progetto, molte volte vincolate alle situazioni esterne. Per fare un esempio, io mi occupo, tra le altre cose, di contattare i tutori volontari per verificare la loro disponibilità o meno ad assumere la tutela di un minore, ma se non arrivano richieste di tutela è difficile trovare mansioni altre con cui sostituire questo lavoro. 
Questo è forse il limite più grande del progetto. Ma nel complesso mi ritengo soddisfatto. L’ambiente è accogliente, e mi sta permettendo di conoscere realtà che poco conoscevo e che avevo il desiderio di scoprire. 
Laddove ho modo di esprimermi, nel pensiero e nell’azione, ho anche la fortuna di ricevere dei riscontri, che si rivelano costruttivi già per il solo fatto di esserci. 

Insomma, il mio bilancio di metà anno è positivo; contento di essere qui e curioso di affrontare quello che resta di questa bella esperienza.

giovedì 18 settembre 2014

Un passo per la Pace

Un nuovo passo per la Pace 

A Firenze il 21 settembre


Basta guerre! Mai più vittime! Fermiamo la strage di Gaza.
Per Pace, Libertà, Giustizia in Palestina e Israele, in Siria, Iraq, Libia, Afghanistan e Ucraina…
Troviamoci tutti a Firenze il 21 settembre ascoltando popoli e società civili e costruendo un percorso di PACE e GIUSTIZIA




martedì 16 settembre 2014

Perchè a noi un Blog non basta!

A noi un Blog non bastava e a voi?

Eccoci qui a presentarvi insieme alla Casa del Cinema di Venezia il nostro blog di "Notti disarmate"!

A Novembre inizierà la rassegna quindi... stay tuned!

Visita Blog

lunedì 8 settembre 2014

ALBERTO TREVISAN

ALBERTO TREVISAN
La storia di chi ha avuto il coraggio di dire NO.


Ecco a voi l'esclusiva intervista ad Alberto Trevisan, obiettore di coscienza Nonviolento che ci teniamo a ringraziare facendogli sapere quanto ammiriamo il suo vissuto!
Avrete la possibilità di incontrarlo mercoledì sera all'evento del Il Portico a Dolo, ore 20.45.
Buona lettura a tutti!



1)      Partiamo dall'inizio, come mai ha scelto di non fare la leva militare?
-Ricordando la mia adolescenza, nei giochi da ragazzi, come quelli alla “guerra” tra bande io ero il primo ad “alzare bandiera Bianca”!
Forse una premonizione del mio pacifismo, del rifiuto anche dei giochi violenti, pur nei limiti dei giochi da ragazzi.
Ma la mia vera scelta di non fare il militare avviene in occasione della visita di leva ( 19 anni), dove notai soprattutto la spersonalizzazione delle giovani reclute e il clima cameratesco e autoritario delle caserme.
Gli agganci con il Vangelo e con i grandi testimoni di pace come Gandhi, Martin Luter King avevano già orientato il mio interesse verso la nonviolenza e il pacifismo.
Inoltre l'aver fatto parte di una “ comunità di base” alla luce del Concilio Vaticano II° ha rafforzato in me lo spirito nonviolento.



2)      Cosa l'ha spinta a lottare per questa opportunità di difesa?
- Le mie convinzioni, di cui sopra, non mi sembravano sufficienti ad affermare dei principi senza poi con coerenza perseguirli.
La nonviolenza non è una pratica “ passiva “ ma assai “ attiva “ in particolare quando si è di fronte a scelte fondamentali e bisogna agire secondo coscienza.
Per me il servizio militare non era che la preparazione alla guerra non con mezzi di pace ma di guerra.
L'addestramento previsto durante il servizio militare prevedeva la possibilità, anche se remota, di combattere contro un” nemico”.


3) Se tornassero indietro lo rifarebbero o sceglierebbero una altra strada?
- Pur dopo oltre 40 anni credo, da nonviolento e da obiettore di coscienza, non cambierei opinione e rifarei quanto ho fatto, pur valutando le diverse condizioni geopolitiche di quest'epoca, non certo tranquilla.
Sono stato in luoghi di guerra a fianco delle vittime e questo è un lavoro che anche i giovani del servizio civile dovrebbero tenere in considerazione.

4) Si sente un difensore della Patria?

- Non mi sono mai sentito difensore della Patria nel senso dell'art.52 della Costituzione che mi obbligava a svolgere il servizio militare.
Mi sono invece sempre sentito difensore della mia comunità e in particolare delle sue fasce più deboli.
Non è un caso che per oltre 35 anni ho lavorato nel sociale nei vari ambiti dell'emarginazione sociale e della devianza.



5)      Sapeva che sarebbe finito in carcere? La sua famiglia lo appoggiava?
Sapevo benissimo che sarei finito in carcere ma non sapevo quanto tempo avrei passato e quanti processi avrei subito. Ho speso quasi tre anni della mia giovinezza tra un carcere e l'altro,, compreso il carcere civile.  Per fortuna il 15/12”72 con la L.n.772, che riconobbe il diritto all'obiezione di coscienza , ritornai ad essere   libero cittadino.
Ma la mia vicenda si  concluse solo dopo 25 anni perchè mi sono opposto al pagamento delle spese processuali e di mantenimento in carcere  per cui hanno proceduto al pignoramento dei miei mobili, sino a quando l'ammnistrazione militare non mi ha più perseguito, certa che non avrei mai ceduto alle mie convinzioni.La mia famiglia era a conoscenza della mia scelta e senza la loro  vicinanza e la loro condivisione non  sono ancora convinto, a distanza di anni, se sarei arrivato alla fine di questo lungo percorso di pace.Papà e mamma sono stati dei veri maestri di vita!Per loro ho scritto il  libro - Ho spezzato il mio fucile. Storia di un obiettore di coscienza -, a loro l'ho dedicato. Il grande rammarico è stato che loro mi hanno lasciato troppo presto, senza poterlo leggere.
6)      Mi piacerebbe sapere come questa scelta abbia influito sulla sua vita. Sopratutto nel rapportarsi con le istituzioni e le ingiustizie?
- Come ho accennato prima, pur avendo già percorso gli studi del sociale, il mio contatto in carcere con i detenuti militari e non solo, mi hanno spinto a iniziare la strada professionale nel sociale: 25 anni in psichiatria, assistenza alle persone senza fissa dimora e ai “ minori stranieri non accompagnati “  che cominciavano ad arrivare in Italia o dall'Albania o dalla Romania o dalla Moldavia chi con le carrette della morte  chi nascosti sotto i camion.
Con le istituzioni mi sono sempre posto secondo le mie funzionali istituzionali, non rinunciando mai ai miei principi e, quando era necessario, aprendo vertenze a favore degli utenti disagiati.
Il mio impegno inoltre è stato anche quello di aver svolto attività politica e amministrativa, responsabile di  un assessorato, tra i primi in Italia, che oltre alla Pubblica istruzione, s'interessava di Educazione alla pace e ai Diritti umani.

7)      Cosa si porta dentro di quel periodo?
Non sarei sincero se non dicessi che mi sono portato da questa dura esperienza anche tanta sofferenza, a volte rabbia per essere ristretto per rivendicare ideali di pace in quasi tutte le carceri  militari, compreso Gaeta, un reclusorio veramente repressivo e violento. Ma non sono mai stato solo perchè sia assieme agli altri amici obiettori  e a tutti i detenuti si era instaurato uno spirito di solidarietà e di generosità  che, paradossalmente, al di fuori delle mure è difficile riscontrare. Poi le tante lettere di sostegno di amici, di familiari, di persone ,che, pur non conoscendomi, mi esprimevano la loro solidarietà
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8)      Ancora oggi è tra i giovani del Servizio Civile cosa sente di dover dire alle nuove generazioni che vengono ora a contatto con questa realtà?
-Da varie anni sono formatore dei giovani in servizio civile presso vari Enti, dalle Università ( Padova e Venezia) all'Anci del Veneto e Cooperativa sociali: ho conosciuto quindi  molti volontari.
Sono sempre stato solidale con loro per le difficoltà che devono affrontare, non ultimo l'esiguo compenso economico, ma ho sempre pensato che il servizio civile sia una possibilità per prendere contatto con la realtà lavorativa, associativa, del tempo libero e altre situazioni.
Inoltre si aprono prospettive nuove sia per il servizio civile e il progetto Garanzia Giovani.
Se saranno mantenute le promesse già a fine anno dovrebbero partire circa 34.00 volontari.
E che dire che molti volontari spesso sono poi inseriti dal punto di vista lavorativo negli enti dove hanno svolto il servizio civile.
Io sono ottimista e questo è il messaggio e l'augurio che mi sento di rivolgere a quanti hanno scelto o sceglieranno il servizio civile nazionale.

Alberto Trevisan
           

            


giovedì 4 settembre 2014

Il Portico presenta:

DOLO (Venezia),

“Il Portico” Associazione di Promozione Sociale ONLUS insieme a “Catarsi” ONLUS, Cooperativa “Arino Solidale” e “Duc in altum” organizza per mercoledì 10 settembre presso la Sala Zuin a Dolo (via Brentabassa, 49) la presentazione del libro “Una storia d’amore, di fede e di coraggio. Franz e Franziska Jägerstätter di fronte al nazismo” curato da Giampiero Girardi e Lucia Togni. 

Nell’occasione interverrà il curatore Giampiero Girardi; il programma dell’incontro prevede la visione del film “Franz Jägerstätter, un contadino contro Hitler” con introduzione di Alberto Trevisan e il coordinamento di Alessandro Gozzo

L’evento si inserisce all’interno del programma della festa annuale de “Il Portico”

Per saperne di più, CLICCA QUI

lunedì 1 settembre 2014

Verona Marathon?

Avete mai sentito parlare della Verona Marathon?

Ormai è giunta alla sua dodicesima edizione, che si terrà domenica 5 ottobre 2014. 

Quest'anno sarà possibile correre aiutando il progetto “Mamma” in Burkina Faso, un progetto Unicef portato avanti dall'associazione ProgettoMondo Mlal che ospita alcuni volontari del Servizio Civile di Verona.

Il progetto è volto a garantire un'alimentazione sana ai bambini della regione di Cascades insegnando alle madri come riconoscere la malnutrizione dei figli e come curarla. 
Potete aiutare il progetto in tre modi: preacquistando il pettorale presso l'associazione, oppure scegliendo di donare 5 euro al progetto all'atto dell'iscrizione online, o ancora diventando fundraiser per la campagna “Io non mangio da solo” di Rete del Dono. 

L'ultima possibilità è un'opportunità particolare, in cui dovrete invitare amici, parenti e sostenitori ad appoggiarvi nell'impresa sportiva con una piccola donazione. Se raggiungerete i 180 euro, vi verrà rimborsato il costo del pettorale. 
Se non vi sentite pronti a correre una maratona, potete correre la mezza maratona o la 10k. 

Trovate le informazioni sulla maratona al link http://www.veronamarathon.it/it/ e quelle sul progetto al link http://www.mlal.org/info/veronamarathon/it

Buona corsa e buon Servizio Civile!


Beatrice Foffani