Una tragicommedia in
5 atti!
Ho deciso di presentare domanda per il progetto di Servizio
Civile presso il Servizio Immigrazione perché stavo studiando come si insegna
l’Italiano a stranieri (leggesi: Master ITALS primo livello a Ca’ Foscari) e le
attività descritte nel progetto mi interessavano e mi avrebbero permesso di
mettere in pratica la teoria studiata.
Al colloquio, oltre a me c’erano altre dieci persone circa,
motivatissime e preparate (una aveva fatto il mio stesso master, l’edizione
precedente e già insegnava a immigrati!); immaginerete, ero molto tesa ( anche
detto “mi cagavo in mano”).
Dopo aver fatto una attività di gruppo, abbiamo fatto i
colloqui singoli. Io ero una delle ultime e, via via che la gente usciva, il
terrore aumentava: “c’è una che ti disegna”, “c’è una che ti disegna e ti
cancella”, “c’è una che ti disegna e se le stai antipatica poi ti cancella”
erano i resoconti dei miei predecessori.
Arriva il mio momento. Devo affrontare tre persone: la
cancellatrice di innocenti, una delle future OLP e Michele dell’ufficio SC.
Decido che, cancellatrici o no, io mi butto.
Quel giorno ho esposto la mia teoria didattica, “la
didattica del Terrore”, a chi doveva decidere se sarei stata adatta a lavorare
con bambini, signore, adolescenti, ecc…
Atto I: Inizia il servizio
Malgrado le mie teorie didattiche dai titoli poco
incoraggianti sono stata scelta.
Mi aspettavo di cominciare subito con le attività, di
essere gettata in mezzo ad un ufficio.
Mi sbagliavo: i primi due giorni di Servizio Civile li ho
passati in formazione con parte dei volontari selezionati per fare SC presso il
Comune di Venezia.
Siamo divisi in gruppi di formazione, ci spiega Michele, e
i membri del gruppo di formazione saranno un po’ i compagni di classe del
volontario durante l’anno.
Vorrei sottolineare che, durante questi primi giorni, non
avevo ancora conosciuto le altre volontarie selezionate con me per il progetto
al Servizio Immigrazione: ne avevo viste di sfuggita due, ma…
Il primo giorno vero e proprio presso il Servizio
Immigrazione ho finalmente conosciuto le OLP e le mie compagne di viaggio:
Elisabetta, Pilar e Stefania ( 2 OLP Sr. e una aspirante OLP) e Elena, Giorgia,
Ramona e Stella. Abbiamo fatto dei giochi per conoscerci, ci sono state
presentate le UOC (le unità in cui è diviso il servizio) e le loro responsabili
(tra cui c’era la temibile cancellatrice di aspiranti volontari).
La prima cosa che mi ha colpita, cosa che mi ha
accompagnata durante l’anno intero, è stata la presa in carico collettiva, da
parte degli operatori del servizio, di noi volontarie: tutti gli operatori, chi
più chi meno, sono stati presenti e disponibili con noi; il fatto di avere
delle OLP, quindi, non significava che io non potessi bussare ad altre porte
per chiedere aiuto e suggerimenti.
Ci è andata di lusso, eh.
Ci sono colleghi, in altri servizi, che non sono stati
altrettanto fortunati.
Atto II: che cosa fa una volontaria al Servizio Immigrazione?
Durante questo anno abbiamo:
l redatto verbali:
tanti, tanti verbali
l fatto assistenza
alle docenti durante lezioni di Italiano per adolescenti neoarrivati e adulti
analfabeti
l partecipato agli
incontri di Italiano nel teatro (per signore straniere che volevano imparare
Italiano in un modo un po’ diverso dalla solita lezione)
l scoperto che è
facilissimo innamorarsi dei figli delle signore che frequentano i corsi di
Italiano. Questa scoperta è stata fatta mentre facevamo babysitting a questi
pupazzetti.
Io, poi, ho anche avuto il dubbio piacere di
l cercare di insegnare l’Italiano a una
ragazzina cinese durante i mesi estivi
l decidere che anche
se la suddetta ragazzina cinese non aveva nessuna intenzione di imparare
l’Italiano IO L’AVREI COSTRETTA AD IMPARARLO (attraverso metodi didatticissimi
e all’avanguardia)
l arrendermi
all’evidenza: “l’Italiano non lo vuole proprio imparare, sta bifida!”
Ho anche aiutato una signora analfabeta ad acquisire un po’
più di dimestichezza con la lettura e la scrittura, tradotto live dall’Inglese
all’Italiano durante un evento del servizio, fermato gente per strada al
mercato per proporre loro corsi di Italiano, fatto sportello telefonico e
scoperto che, no, non è solo quando fai la telefonista Enel che la gente che
chiama è bizzarra, è proprio il telefono che fa porre le domande più ridicole
all’operatore che risponde.
Con Stella, una delle colleghe, al momento sto
gestendo uno spazio compiti/laboratorio sperimentale per bambini delle
elementari: la responsabilità è molta, le cose che stiamo imparando, la
possibilità di muoverci da sole e avere cavie su cui sperimentarci docenti, il
rapporto con i bimbi e i volontari, il feedback da parte delle OLP, però, ci
ripagano dei capelli bianchi conquistati lambiccandoci il cervello alla ricerca
di attività utili per i pupi.
Una volontaria al Servizio Immigrazione -IO-se ha la
fortuna di andare d’accordo con le proprie colleghe, mangia (durante gli eventi
del servizio), mangia (con le colleghe perché si organizzano cene fuori
servizio), mangia (perché le signore straniere sono cuoche eccellenti); molesta
le colleghe -ho fatto proposte matrimoniali a tutte loro, invaso la bolla
prossemica di Elena almeno una volta al giorno (perché è soda), palpato la
testa di Giorgia (che ha dei capelli stupendi), ho usato Ramona per sfatare
stereotipi sui rumeni (perché è rumena, chi meglio di lei saprebbe dirmi se
davvero “tutti i rumeni si tuningano la macchina”?) e mi sono sentita un genio
del male malvagio mentre parlavo con Stella (che è la mia donna angelicata,
altro che Beatrice dantesca!).
Atto III: Le formazioni
Un volontario di Servizio Civile al Comune di Venezia ha
una nemesi: le formazioni.
Sette ore chiusi in una stanza a disquisire sulla non
violenza, il servizio civile, che cos’è un volontario et similia...Michele e
Paolo, in questo caso, sono gli allegri torturatori del tremolante volontario,
i dispensatori di spunti di riflessione, gli spettatori compiaciuti(?) di
sbadigli e facce perplesse.
Alle 9:00 del mattino, signori e signore, io sogno letti
soffici e colazioni, non mi aspetto di sicuro di parlare di risoluzione non
violenta dei problemi!
“C’è una mela, A e B sono due persone e vogliono entrambi
la mela. Che si fa?”, incalza Paolo. Dobbiamo trovare 12 soluzioni plausibili.
“Arrivano gli alieni e li inceneriscono? È una soluzione accettabile?”.
Ovviamente, non è tutto così, abbiamo tutti imparato
moltissimo, però, a volte, una formazione in meno l’avrei sognata, confesso…
Atto IV: La triste fine
Tra poco meno di 20 giorni finirà il mio anno di servizio civile ed è tempo di bilanci.
Tra poco meno di 20 giorni finirà il mio anno di servizio civile ed è tempo di bilanci.
Il Servizio Civile mi ha arricchita immensamente, ma credo
che una esperienza, buona o cattiva che sia, comunque arricchisca chi la vive:
questo anno vissuto in compagnia, però, è stato una continua possibilità.
Credo, anzi, che “possibilità” sia la parola che descrive
il mio anno: possibilità di fare nuove amicizie, di confrontarmi con persone
più esperte di me nel campo in cui vorrei lavorare; possibilità di viaggiare a
costo zero ( mangiare il cibo di un paese è un po’ come visitarlo, sia pur per
5 minuti), possibilità di scoprire quanti stereotipi io ancora abbia in me,
possibilità di migliorare come persona.
In sintesi: un anno di Servizio Civile, se fatto bene è un
investimento.
L’impegno del volontario (e il culo uno se lo fa, eh!)
viene restituito. Con gli interessi.
Fatelo!
ADDENDUM:
l gli atti sono 5
contando il prologo,
l la cancellatrice è
una patatina e ancora non le è ben chiaro come sia riuscita a scatenare il
panico quel giorno,
l i rumeni non si
tuningano le auto (non più degli italiani, pare)
Elena Andreoli