lunedì 26 gennaio 2015

Elena Andreoli



Una tragicommedia in 5 atti!



Prologo: Le selezioni
Ho deciso di presentare domanda per il progetto di Servizio Civile presso il Servizio Immigrazione perché stavo studiando come si insegna l’Italiano a stranieri (leggesi: Master ITALS primo livello a Ca’ Foscari) e le attività descritte nel progetto mi interessavano e mi avrebbero permesso di mettere in pratica la teoria studiata.
Al colloquio, oltre a me c’erano altre dieci persone circa, motivatissime e preparate (una aveva fatto il mio stesso master, l’edizione precedente e già insegnava a immigrati!); immaginerete, ero molto tesa ( anche detto “mi cagavo in mano”).

Dopo aver fatto una attività di gruppo, abbiamo fatto i colloqui singoli. Io ero una delle ultime e, via via che la gente usciva, il terrore aumentava: “c’è una che ti disegna”, “c’è una che ti disegna e ti cancella”, “c’è una che ti disegna e se le stai antipatica poi ti cancella” erano i resoconti dei miei predecessori.
Arriva il mio momento. Devo affrontare tre persone: la cancellatrice di innocenti, una delle future OLP e Michele dell’ufficio SC.
Decido che, cancellatrici o no, io mi butto.
Quel giorno ho esposto la mia teoria didattica, “la didattica del Terrore”, a chi doveva decidere se sarei stata adatta a lavorare con bambini, signore, adolescenti, ecc…

Atto I: Inizia il servizio
Malgrado le mie teorie didattiche dai titoli poco incoraggianti sono stata scelta.
Mi aspettavo di cominciare subito con le attività, di essere gettata in mezzo ad un ufficio.
Mi sbagliavo: i primi due giorni di Servizio Civile li ho passati in formazione con parte dei volontari selezionati per fare SC presso il Comune di Venezia.
Siamo divisi in gruppi di formazione, ci spiega Michele, e i membri del gruppo di formazione saranno un po’ i compagni di classe del volontario durante l’anno.
Vorrei sottolineare che, durante questi primi giorni, non avevo ancora conosciuto le altre volontarie selezionate con me per il progetto al Servizio Immigrazione: ne avevo viste di sfuggita due, ma…

Il primo giorno vero e proprio presso il Servizio Immigrazione ho finalmente conosciuto le OLP e le mie compagne di viaggio: Elisabetta, Pilar e Stefania ( 2 OLP Sr. e una aspirante OLP) e Elena, Giorgia, Ramona e Stella. Abbiamo fatto dei giochi per conoscerci, ci sono state presentate le UOC (le unità in cui è diviso il servizio) e le loro responsabili (tra cui c’era la temibile cancellatrice di aspiranti volontari).


La prima cosa che mi ha colpita, cosa che mi ha accompagnata durante l’anno intero, è stata la presa in carico collettiva, da parte degli operatori del servizio, di noi volontarie: tutti gli operatori, chi più chi meno, sono stati presenti e disponibili con noi; il fatto di avere delle OLP, quindi, non significava che io non potessi bussare ad altre porte per chiedere aiuto e suggerimenti.
Ci è andata di lusso, eh.
Ci sono colleghi, in altri servizi, che non sono stati altrettanto fortunati.

Atto II: che cosa fa una volontaria al Servizio Immigrazione?
La vera domanda è che cosa NON fa un volontario di Servizio Civile al Servizio Immigrazione!!!
Durante questo anno abbiamo:
l       redatto verbali: tanti, tanti verbali
l       fatto assistenza alle docenti durante lezioni di Italiano per adolescenti neoarrivati e adulti analfabeti
l       partecipato agli incontri di Italiano nel teatro (per signore straniere che volevano imparare Italiano in un modo un po’ diverso dalla solita lezione)
l       scoperto che è facilissimo innamorarsi dei figli delle signore che frequentano i corsi di Italiano. Questa scoperta è stata fatta mentre facevamo babysitting a questi pupazzetti.
Io, poi, ho anche avuto il dubbio piacere di
l        cercare di insegnare l’Italiano a una ragazzina cinese durante i mesi estivi
l       decidere che anche se la suddetta ragazzina cinese non aveva nessuna intenzione di imparare l’Italiano IO L’AVREI COSTRETTA AD IMPARARLO (attraverso metodi didatticissimi e all’avanguardia)
l       arrendermi all’evidenza: “l’Italiano non lo vuole proprio imparare, sta bifida!”
Ho anche aiutato una signora analfabeta ad acquisire un po’ più di dimestichezza con la lettura e la scrittura, tradotto live dall’Inglese all’Italiano durante un evento del servizio, fermato gente per strada al mercato per proporre loro corsi di Italiano, fatto sportello telefonico e scoperto che, no, non è solo quando fai la telefonista Enel che la gente che chiama è bizzarra, è proprio il telefono che fa porre le domande più ridicole all’operatore che risponde.

Con Stella, una delle colleghe, al momento sto gestendo uno spazio compiti/laboratorio sperimentale per bambini delle elementari: la responsabilità è molta, le cose che stiamo imparando, la possibilità di muoverci da sole e avere cavie su cui sperimentarci docenti, il rapporto con i bimbi e i volontari, il feedback da parte delle OLP, però, ci ripagano dei capelli bianchi conquistati lambiccandoci il cervello alla ricerca di attività utili per i pupi.

Una volontaria al Servizio Immigrazione -IO-se ha la fortuna di andare d’accordo con le proprie colleghe, mangia (durante gli eventi del servizio), mangia (con le colleghe perché si organizzano cene fuori servizio), mangia (perché le signore straniere sono cuoche eccellenti); molesta le colleghe -ho fatto proposte matrimoniali a tutte loro, invaso la bolla prossemica di Elena almeno una volta al giorno (perché è soda), palpato la testa di Giorgia (che ha dei capelli stupendi), ho usato Ramona per sfatare stereotipi sui rumeni (perché è rumena, chi meglio di lei saprebbe dirmi se davvero “tutti i rumeni si tuningano la macchina”?) e mi sono sentita un genio del male malvagio mentre parlavo con Stella (che è la mia donna angelicata, altro che Beatrice dantesca!).

Atto III: Le formazioni
Un volontario di Servizio Civile al Comune di Venezia ha una nemesi: le formazioni.
Sette ore chiusi in una stanza a disquisire sulla non violenza, il servizio civile, che cos’è un volontario et similia...Michele e Paolo, in questo caso, sono gli allegri torturatori del tremolante volontario, i dispensatori di spunti di riflessione, gli spettatori compiaciuti(?) di sbadigli e facce perplesse.
Alle 9:00 del mattino, signori e signore, io sogno letti soffici e colazioni, non mi aspetto di sicuro di parlare di risoluzione non violenta dei problemi!
“C’è una mela, A e B sono due persone e vogliono entrambi la mela. Che si fa?”, incalza Paolo. Dobbiamo trovare 12 soluzioni plausibili. “Arrivano gli alieni e li inceneriscono? È una soluzione accettabile?”.
Ovviamente, non è tutto così, abbiamo tutti imparato moltissimo, però, a volte, una formazione in meno l’avrei sognata, confesso…

Atto IV: La triste fine
Tra poco meno di 20 giorni finirà il mio anno di servizio civile ed è tempo di bilanci.
Il Servizio Civile mi ha arricchita immensamente, ma credo che una esperienza, buona o cattiva che sia, comunque arricchisca chi la vive: questo anno vissuto in compagnia, però, è stato una continua possibilità.
Credo, anzi, che “possibilità” sia la parola che descrive il mio anno: possibilità di fare nuove amicizie, di confrontarmi con persone più esperte di me nel campo in cui vorrei lavorare; possibilità di viaggiare a costo zero ( mangiare il cibo di un paese è un po’ come visitarlo, sia pur per 5 minuti), possibilità di scoprire quanti stereotipi io ancora abbia in me, possibilità di migliorare come persona.

In sintesi: un anno di Servizio Civile, se fatto bene è un investimento.
L’impegno del volontario (e il culo uno se lo fa, eh!) viene restituito. Con gli interessi.
Fatelo!

ADDENDUM:
l       gli atti sono 5 contando il prologo,
l       la cancellatrice è una patatina e ancora non le è ben chiaro come sia riuscita a scatenare il panico quel giorno,
l       i rumeni non si tuningano le auto (non più degli italiani, pare)


Elena Andreoli