Oh oh mancano 15 giorni!
A cosa? Alla fine del Servizio
Civile
È passato un anno, un intensissimo anno e, classica frase retorica, non
mi sembra vero, come sempre quando vivi esperienze nuove e momenti fitti di
avvenimenti. Il passaggio è critico lo ammetto, un anno può anche passare
veloce, ma significa pur sempre 12 mesi di lavoro e condivisione di tante e
tante ore con altre persone.
Ora sono seduta alla mia angusta scrivania democraticamente
condivisa con la mia fidata “Compagna di merende”, alias Sara del Noce,
volontaria anche lei del Servizio Civile. Tra i nostri due pc c’è una piantina
grassa che versa, ammettiamolo, in non ottime condizioni, è arrivata con noi in
questo ufficio di via Giustizia e ha scandito con la sua crescita quest’anno
stravagante. È “verde” come il colore del mio Servizio: Gestione e
valorizzazione del verde urbano e del ciclo dei rifiuti ed è, non senza
difficoltà, un po’ cresciuta come, del resto, anche noi.
Il bilancio di questi mesi? Beh positivo per molti versi:
fare un servizio per il territorio in cui vivi sfruttando le capacità e
competenze accumulate in anni di studio in quel settore è sicuramente una bella
soddisfazione ed una buona opportunità. Non son mancate le difficoltà e le
incomprensioni; venendo di punto in bianco catapultata in una realtà alquanto
diversa da tuo precedente quotidiano penso sia normale. Devo dire poi che
adesso, dopo un anno, riesco finalmente, con soddisfazione, a rispondere in
maniera più concreta, data l’esperienza diretta, alla fatidica domanda: “cos’è
il Servizio Civile?” e “quindi cosa stai facendo?”.
Lo consiglieresti? Sì, sicuramente. Soprattutto perché un
anno è un buon periodo per poter fare un’esperienza completa sotto molti
aspetti, per inserirti al meglio nell’ufficio che ti ospita, per approfondire
la conoscenza dei compagni, per raggiungere quell’autonomia lavorativa e di
gestione del tempo che non si acquisisce se non con un minimo di esperienza.
Ovviamente è un’esperienza che finisce, purtroppo, e ammetto
che sarà dura il 3 Febbraio sapere che non prenderò più la mia fidata
bicicletta per raggiungere la stazione ferroviaria e col treno (se passa)
smontare a Mestre e poi dirigermi a piedi in via Giustizia dove ad accogliermi
ogni mattina ci sono i simpaticissimi colleghi che condividono con noi
volontarie l’Ufficio e che hanno contribuito a rendere quest’anno velocissimo.
Silvia Battel