venerdì 30 gennaio 2015

Un'altra difesa è possibile

Un'altra difesa è possibile


è un'iniziativa di legge popolare che è partita a fine Novembre e che promuove l'istituzione di un Dipartimento di Difesa civile, non armata e nonviolenta.


L’obiettivo è quello che il Dipartimento indirizzi il contributo alla difesa civile con le proprie autonomie e modalità di lavoro delle varie componenti oggi esistenti fra cui il Servizio civile, i Corpi civili di pace, la Protezione civile oltre ad un ipotizzato Istituto di ricerca su Pace e Disarmo.

Si tratta di dare finalmente concretezza a ciò che prefiguravano i Costituenti con il ripudio della guerra e che già oggi è previsto dalla legge e confermato dalla Corte Costituzionale.

Il finanziamento di questo Dipartimento dovrebbe avvenire introducendo l'opzione fiscale, che permetterebbe in sede di dichiarazione dei redditi di devolvere ad esso il nostro 6 x mille, che attualmente è impiegato nel Dipartimento della Difesa.

Per qualsiasi informazione consultare il SITO

Per contatti e informazioni su dove poter trovare i punti di raccolta

Centro Pace a Venezia: 
edificio Ex Carive (campo Manin), S. Marco 4023,
e-mail centropace@comune.venezia.it,
telefono 041.2747645

Luigi Barbieri 
3292105581
luigi.barbieri@comune.venezia.it






lunedì 26 gennaio 2015

Elena Andreoli



Una tragicommedia in 5 atti!



Prologo: Le selezioni
Ho deciso di presentare domanda per il progetto di Servizio Civile presso il Servizio Immigrazione perché stavo studiando come si insegna l’Italiano a stranieri (leggesi: Master ITALS primo livello a Ca’ Foscari) e le attività descritte nel progetto mi interessavano e mi avrebbero permesso di mettere in pratica la teoria studiata.
Al colloquio, oltre a me c’erano altre dieci persone circa, motivatissime e preparate (una aveva fatto il mio stesso master, l’edizione precedente e già insegnava a immigrati!); immaginerete, ero molto tesa ( anche detto “mi cagavo in mano”).

Dopo aver fatto una attività di gruppo, abbiamo fatto i colloqui singoli. Io ero una delle ultime e, via via che la gente usciva, il terrore aumentava: “c’è una che ti disegna”, “c’è una che ti disegna e ti cancella”, “c’è una che ti disegna e se le stai antipatica poi ti cancella” erano i resoconti dei miei predecessori.
Arriva il mio momento. Devo affrontare tre persone: la cancellatrice di innocenti, una delle future OLP e Michele dell’ufficio SC.
Decido che, cancellatrici o no, io mi butto.
Quel giorno ho esposto la mia teoria didattica, “la didattica del Terrore”, a chi doveva decidere se sarei stata adatta a lavorare con bambini, signore, adolescenti, ecc…

Atto I: Inizia il servizio
Malgrado le mie teorie didattiche dai titoli poco incoraggianti sono stata scelta.
Mi aspettavo di cominciare subito con le attività, di essere gettata in mezzo ad un ufficio.
Mi sbagliavo: i primi due giorni di Servizio Civile li ho passati in formazione con parte dei volontari selezionati per fare SC presso il Comune di Venezia.
Siamo divisi in gruppi di formazione, ci spiega Michele, e i membri del gruppo di formazione saranno un po’ i compagni di classe del volontario durante l’anno.
Vorrei sottolineare che, durante questi primi giorni, non avevo ancora conosciuto le altre volontarie selezionate con me per il progetto al Servizio Immigrazione: ne avevo viste di sfuggita due, ma…

Il primo giorno vero e proprio presso il Servizio Immigrazione ho finalmente conosciuto le OLP e le mie compagne di viaggio: Elisabetta, Pilar e Stefania ( 2 OLP Sr. e una aspirante OLP) e Elena, Giorgia, Ramona e Stella. Abbiamo fatto dei giochi per conoscerci, ci sono state presentate le UOC (le unità in cui è diviso il servizio) e le loro responsabili (tra cui c’era la temibile cancellatrice di aspiranti volontari).


La prima cosa che mi ha colpita, cosa che mi ha accompagnata durante l’anno intero, è stata la presa in carico collettiva, da parte degli operatori del servizio, di noi volontarie: tutti gli operatori, chi più chi meno, sono stati presenti e disponibili con noi; il fatto di avere delle OLP, quindi, non significava che io non potessi bussare ad altre porte per chiedere aiuto e suggerimenti.
Ci è andata di lusso, eh.
Ci sono colleghi, in altri servizi, che non sono stati altrettanto fortunati.

Atto II: che cosa fa una volontaria al Servizio Immigrazione?
La vera domanda è che cosa NON fa un volontario di Servizio Civile al Servizio Immigrazione!!!
Durante questo anno abbiamo:
l       redatto verbali: tanti, tanti verbali
l       fatto assistenza alle docenti durante lezioni di Italiano per adolescenti neoarrivati e adulti analfabeti
l       partecipato agli incontri di Italiano nel teatro (per signore straniere che volevano imparare Italiano in un modo un po’ diverso dalla solita lezione)
l       scoperto che è facilissimo innamorarsi dei figli delle signore che frequentano i corsi di Italiano. Questa scoperta è stata fatta mentre facevamo babysitting a questi pupazzetti.
Io, poi, ho anche avuto il dubbio piacere di
l        cercare di insegnare l’Italiano a una ragazzina cinese durante i mesi estivi
l       decidere che anche se la suddetta ragazzina cinese non aveva nessuna intenzione di imparare l’Italiano IO L’AVREI COSTRETTA AD IMPARARLO (attraverso metodi didatticissimi e all’avanguardia)
l       arrendermi all’evidenza: “l’Italiano non lo vuole proprio imparare, sta bifida!”
Ho anche aiutato una signora analfabeta ad acquisire un po’ più di dimestichezza con la lettura e la scrittura, tradotto live dall’Inglese all’Italiano durante un evento del servizio, fermato gente per strada al mercato per proporre loro corsi di Italiano, fatto sportello telefonico e scoperto che, no, non è solo quando fai la telefonista Enel che la gente che chiama è bizzarra, è proprio il telefono che fa porre le domande più ridicole all’operatore che risponde.

Con Stella, una delle colleghe, al momento sto gestendo uno spazio compiti/laboratorio sperimentale per bambini delle elementari: la responsabilità è molta, le cose che stiamo imparando, la possibilità di muoverci da sole e avere cavie su cui sperimentarci docenti, il rapporto con i bimbi e i volontari, il feedback da parte delle OLP, però, ci ripagano dei capelli bianchi conquistati lambiccandoci il cervello alla ricerca di attività utili per i pupi.

Una volontaria al Servizio Immigrazione -IO-se ha la fortuna di andare d’accordo con le proprie colleghe, mangia (durante gli eventi del servizio), mangia (con le colleghe perché si organizzano cene fuori servizio), mangia (perché le signore straniere sono cuoche eccellenti); molesta le colleghe -ho fatto proposte matrimoniali a tutte loro, invaso la bolla prossemica di Elena almeno una volta al giorno (perché è soda), palpato la testa di Giorgia (che ha dei capelli stupendi), ho usato Ramona per sfatare stereotipi sui rumeni (perché è rumena, chi meglio di lei saprebbe dirmi se davvero “tutti i rumeni si tuningano la macchina”?) e mi sono sentita un genio del male malvagio mentre parlavo con Stella (che è la mia donna angelicata, altro che Beatrice dantesca!).

Atto III: Le formazioni
Un volontario di Servizio Civile al Comune di Venezia ha una nemesi: le formazioni.
Sette ore chiusi in una stanza a disquisire sulla non violenza, il servizio civile, che cos’è un volontario et similia...Michele e Paolo, in questo caso, sono gli allegri torturatori del tremolante volontario, i dispensatori di spunti di riflessione, gli spettatori compiaciuti(?) di sbadigli e facce perplesse.
Alle 9:00 del mattino, signori e signore, io sogno letti soffici e colazioni, non mi aspetto di sicuro di parlare di risoluzione non violenta dei problemi!
“C’è una mela, A e B sono due persone e vogliono entrambi la mela. Che si fa?”, incalza Paolo. Dobbiamo trovare 12 soluzioni plausibili. “Arrivano gli alieni e li inceneriscono? È una soluzione accettabile?”.
Ovviamente, non è tutto così, abbiamo tutti imparato moltissimo, però, a volte, una formazione in meno l’avrei sognata, confesso…

Atto IV: La triste fine
Tra poco meno di 20 giorni finirà il mio anno di servizio civile ed è tempo di bilanci.
Il Servizio Civile mi ha arricchita immensamente, ma credo che una esperienza, buona o cattiva che sia, comunque arricchisca chi la vive: questo anno vissuto in compagnia, però, è stato una continua possibilità.
Credo, anzi, che “possibilità” sia la parola che descrive il mio anno: possibilità di fare nuove amicizie, di confrontarmi con persone più esperte di me nel campo in cui vorrei lavorare; possibilità di viaggiare a costo zero ( mangiare il cibo di un paese è un po’ come visitarlo, sia pur per 5 minuti), possibilità di scoprire quanti stereotipi io ancora abbia in me, possibilità di migliorare come persona.

In sintesi: un anno di Servizio Civile, se fatto bene è un investimento.
L’impegno del volontario (e il culo uno se lo fa, eh!) viene restituito. Con gli interessi.
Fatelo!

ADDENDUM:
l       gli atti sono 5 contando il prologo,
l       la cancellatrice è una patatina e ancora non le è ben chiaro come sia riuscita a scatenare il panico quel giorno,
l       i rumeni non si tuningano le auto (non più degli italiani, pare)


Elena Andreoli

martedì 20 gennaio 2015

Silvia Battel



Oh oh mancano 15 giorni! 
A cosa? Alla fine del Servizio Civile

È passato un anno, un intensissimo anno e, classica frase retorica, non mi sembra vero, come sempre quando vivi esperienze nuove e momenti fitti di avvenimenti. Il passaggio è critico lo ammetto, un anno può anche passare veloce, ma significa pur sempre 12 mesi di lavoro e condivisione di tante e tante ore con altre persone.
Ora sono seduta alla mia angusta scrivania democraticamente condivisa con la mia fidata “Compagna di merende”, alias Sara del Noce, volontaria anche lei del Servizio Civile. Tra i nostri due pc c’è una piantina grassa che versa, ammettiamolo, in non ottime condizioni, è arrivata con noi in questo ufficio di via Giustizia e ha scandito con la sua crescita quest’anno stravagante. È “verde” come il colore del mio Servizio: Gestione e valorizzazione del verde urbano e del ciclo dei rifiuti ed è, non senza difficoltà, un po’ cresciuta come, del resto, anche noi.
Il bilancio di questi mesi? Beh positivo per molti versi: fare un servizio per il territorio in cui vivi sfruttando le capacità e competenze accumulate in anni di studio in quel settore è sicuramente una bella soddisfazione ed una buona opportunità. Non son mancate le difficoltà e le incomprensioni; venendo di punto in bianco catapultata in una realtà alquanto diversa da tuo precedente quotidiano penso sia normale. Devo dire poi che adesso, dopo un anno, riesco finalmente, con soddisfazione, a rispondere in maniera più concreta, data l’esperienza diretta, alla fatidica domanda: “cos’è il Servizio Civile?” e “quindi cosa stai facendo?”.
Lo consiglieresti? Sì, sicuramente. Soprattutto perché un anno è un buon periodo per poter fare un’esperienza completa sotto molti aspetti, per inserirti al meglio nell’ufficio che ti ospita, per approfondire la conoscenza dei compagni, per raggiungere quell’autonomia lavorativa e di gestione del tempo che non si acquisisce se non con un minimo di esperienza.
Ovviamente è un’esperienza che finisce, purtroppo, e ammetto che sarà dura il 3 Febbraio sapere che non prenderò più la mia fidata bicicletta per raggiungere la stazione ferroviaria e col treno (se passa) smontare a Mestre e poi dirigermi a piedi in via Giustizia dove ad accogliermi ogni mattina ci sono i simpaticissimi colleghi che condividono con noi volontarie l’Ufficio e che hanno contribuito a rendere quest’anno velocissimo.
Silvia Battel

lunedì 12 gennaio 2015

Andrea Facchin_OLP dell'Ufficio Servizio Civile del Comune di Venezia



Del perchè li ammazzerei tutti e non lo faccio.
Storia di un anno (ed anche di più) da OLP.

La prima volta che lessi la sigla OLP pensai immediatamente all'Organizzazione per la Liberazione della Palestina. Dopo pochi secondo l'amara realtà si rivelò: “Operatore locale di progetto”.
“Sarebbe?!” “Devi star dietro ad uno o più volontari” “ah...”
Dopo il primo anno di smarrimento fare l'OLP mi era piuttosto chiaro: progetto, attività, formazione ed una buona dose di belle esperienze.
Il 2014 si profilava come un'ulteriore anno di lavoro con i volontari, pareva essere una situazione “ordinaria” ma avrei dovuto già sapere che di ordinario nell'avere a che fare con i volontari di Servizio Civile Nazionale non c'è nulla.
E dunque, dopo un'ardua selezione, sono arrivate Francesca e Silvia. Due. Volontarie. Donne.
Mi fermo e capisco che bere durante le selezioni non aiuta a fare un buon lavoro.
Due. Volontarie. Donne.
O-MIO-DIO.
Due, volontarie, donne. E pure intelligenti, capaci e preparate (non montatevi la testa).
“Caro Facchin” mi sono detto “stavolta tocca impegnarsi”.
Anche per il 2014 la sensazione che spesso mi ha accompagnato è quella del titolo di questo breve testo (li ammazzerei tutti) ora vi spiego perché non lo faccio.
Mi fanno saltare su tutte le furie, dentro di me, talvolta, quando mi accorgo che, nella quotidianità del lavoro, si perdono i concetti ed i valori che ispirano il servizio civile, schiacciati dall'incombenza, dalla scadenza e tutto ciò ha come effetto la rapida trasformazione del servizio civile in lavoro. E lì li ammazzerei tutti. Vorrei urlare loro (anche alle mie due volontarie, a volte) “non dovete comportarvi da lavoratori, ma da volontari, fate valere il vostro servizio. Se lo considerate un lavoro, capirete facilmente che assomiglia più ad uno sfruttamento”. Contemporaneamente, però, mi accorgo che invece c'è nei volontari una tenacia, una passione, una voglia di imparare, di contribuire, di FARE che è il sale, anzi, il sugo del sale del servizio civile.
Francesca e Silvia mi hanno spinto a mettermi in gioco oltre il mio normale ruolo, a farmi ridere più di quello che normalmente faccio e a farmi riconsiderare alcune cose che credevo di conoscere bene. Insomma, alla fine, mentre formavo loro, formavo me stesso e le mie competenze.
Durante quest'anno abbiamo messo in atto il progetto declinandolo in tutte le sue attività. Non sono mancati i momenti di scontro ma neppure quelli di splendida armonia. Ed ammetto che sia io sia loro in più occasioni ci siamo trovati davanti alla scelta fatidica: “voglio avere ragione o voglio stare sereno?” E sono certo che più volte abbiamo rinunciato alla ragione. Ma non per ignavia né per poca voglia di fare ma perché procedere sereni ci avrebbe permesso di costruire qualcosa di migliore dell'avere ragione in una singola occasione.
Quest'anno ci ha visto seduti sotto un gazebo in attesa di dare informazioni, dietro ad una cattedra a raccontare la nonviolenza ed il servizio civile a studenti a volte interessati a volte da interessare, ci ha visti all'Università, a fare orientamento sulle possibilità lavorative post servizio civile. A stare dietro al computer a cercare di migliorare la nostra immagine, la nostra comunicazione, a metterci al passo coi tempi. E potrei continuare parlando del perché quest'anno ha avuto a che fare con mamme che spingono bambini sull'altalena per noi o finte sedute di psicologia, ma questa è una sorpresa.
Per concludere, posso dire con certezza che si è trattato di un anno da ricordare, capace di insegnarmi e mostrarmi cose che avevo scordato o finto di non vedere. Ma, soprattutto, di ricordare che ogni progetto di servizio civile è un progetto unico, con una sua realtà ed un proprio sviluppo. Pensare di applicarvi metodologie o approcci uguali per progetti diversi risulta fallimentare. Non perché i progetti cambiano ma perché le persone sono tutte meravigliosamente diverse.

Andrea Facchin

mercoledì 7 gennaio 2015

Angela ci racconta il suo anno di SC!



Sono felice di questa avventura e consiglierei ad altri ragazzi di fare la mia stessa scelta!


È ormai passato un anno da quando ho iniziato la mia esperienza come volontaria di Servizio Civile. Consigliata e spinta dalle parole di un'amica ho deciso di presentarmi come candidata e mi sono proposta per prestare servizio presso la Casa del Cinema a Venezia. 
Ora che la mia esperienza è quasi giunta al termine, sono felice di questa avventura e consiglierei ad altri ragazzi di fare la mia stessa scelta. È stato un anno formativo, sia dal punto di vista professionale che personale. Ho avuto la fortuna di essere una delle due volontarie presso la Casa del Cinema, lavorando all'interno di un ambiente positivo, che ha sempre riconosciuto e valorizzato il mio ruolo di volontaria. 
Insieme a Eloisa ho catalogato, aiutato gli utenti nelle visioni individuali, accolto le persone prima degli spettacoli, organizzato la rassegna Notti Disarmate e  curato alcune schede del giornale del Circuito Cinema. Ho avuto la possibilità, durante quest'anno, di fare esperienza e conoscere meglio l'ambiente cinematografico, mia grande passione.
Il Servizio Civile mi ha dato la possibilità di fare tutto questo, e non solo. 
Durante le formazioni ho scoperto e approfondito temi che prima conoscevo solo marginalmente. Con il gruppo di formazione mi sono confrontata e mi sono sentita cittadina attiva, grazie all'intervento civico “Vivi via Dante” presso la scuola elementare C. Battisti. 
Insieme agli altri volontari ho partecipato a laboratori, tenuti presso casa Bainsizza, che affrontavano temi particolari come il movimento di decrescita e il consumo critico.
Se quel giorno non mi fossi presentata per i colloqui, non sarei mai potuta andare all'Arena di Pace, il 25 aprile, e non avrei mai ascoltato testimonianze importanti e valide posizioni nonviolente che affermavano a gran voce che un altro futuro, non militarizzato e più solidale, è possibile. 
Insomma, quest'anno vissuto come volontaria di Servizio Civile è stato importante e formativo. 
Spiace che la mia, la nostra esperienza sia già giunta al termine. In un anno conosci realtà e bisogni, necessità e opportunità che non possono scomparire con la fine del tuo servizio. Forse, il vero scopo di questa esperienza è far capire che noi, in quanto cittadini attivi, abbiamo l'obbligo e il potere di cambiare le cose, possiamo e dobbiamo intervenire nella nostra quotidianità e che, nonostante l'esperienza sia conclusa, questo non presupponga un blocco e una stasi, lasciando il posto passivamente a altri volontari che avranno la fortuna di vivere lo stesso nostro percorso. 

Angela Ruzzoni