Alessandro Zanetti
SONO PASSATI SEI MESI, E' TEMPO DI BILANCI!
Sto scrivendo dall’ufficio del
Servizio Politiche Cittadine per l’Infanzia e l’Adolescenza di Campalto, sono
seduto accanto a una mega vetrata che potrebbe anche dirsi finestra, la quale
dà su un cortile; appoggiato a un tavolino di 60x50cm, con davanti a me un pc
datato presumibilmente, a essere ottimisti, 1998.
Questo luogo un po’
fatiscente e appena fuori dal centro, è un ex scuola elementare ed ora è una delle
sedi amministrative per le Politiche Sociali del Comune di Venezia e il mio
principale riferimento per lo svolgimento del Servizio Civile. Qui passo la
gran parte del mio tempo da ormai 7 mesi a questa parte, più della metà del mio
“anno civile” (così mi piace chiamarlo) se n’è andata e io sto tirando le prime
somme.
Si può essere circondati da muri ingialliti
e crepe che fanno entrare acqua dal soffitto, da polveri e grovigli di cavi,
allo stesso tempo godere della compagnia di persone che con immenso trasporto e
professionalità svolgono quotidianamente il loro lavoro e ti insegnano la cura
dell’altro. Potrebbe suonare come un facile complimento a colleghi e
responsabili ma lo dico senza retorica, lo penso davvero.
Mi sto accorgendo che
aver cura dell’altro non è solo una possibilità, un’attitudine o una scelta
personale, ma un lavoro che si snoda a livelli diversi giorno per giorno e che
si può imparare come qualsiasi altro lavoro. È uno slancio, che chi ha più
esperienza ti trasmette anche se non vuoi.
Il mio Servizio si occupa della
tutela dei minori del territorio nazionale e stranieri che necessitano di
tutela legale, affiancamento o accoglienza familiare.
È presso questi spazi che
si articolano, gestiscono e organizzano le esperienze di affido familiare, la
tutela dei minori stranieri non accompagnati, il lavoro educativo con le
minoranze culturali presenti nel nostro territorio.
Quest’ultimo aspetto è la parte
del progetto che trovo più stimolante e che mi coinvolge maggiormente; assieme
ad alcuni colleghi infatti realizzo interventi di supporto didattico a scuola e
a domicilio con i minori Sinti.
Ripetizioni, in sostanza, per i bambini che
sono più in difficoltà, perché c’è il problema della lingua, di una cultura
diversa, di un modo diverso di pensare la scuola, lo studio e il tempo.
Qui il
lavoro d’ufficio viene sostituito dal contatto diretto, dalla relazione con i
ragazzi e le famiglie, cosa che accresce gli interrogativi ma che mi dà
l’opportunità di mettermi alla prova e osservare concretamente i risultati del
mio “fare”.
E questo è un bisogno che, in quanto volontario, sento molto forte.
Ho intrapreso il Servizio Civile anche per rischiare il coinvolgimento
personale nella vita della comunità, del mio Territorio e delle sue
problematiche e partecipare attraverso l’azione è sempre molto più gratificante
che farlo solo attraverso la conoscenza.
Ci sono state finora diverse
occasioni in cui mi è stato possibile sperimentare le mie competenze, anche
esterne agli obiettivi del progetto (ho potuto persino esibirmi nell’ambito di
un’iniziativa organizzata dal Servizio suonando con un amico); ci sono stati
anche molti tempi morti. Purtroppo non sempre c’è qualcosa da fare. I compiti
del volontario sono bene o male limitati ad alcune mansioni specifiche
all’interno del progetto, molte volte vincolate alle situazioni esterne. Per
fare un esempio, io mi occupo, tra le altre cose, di contattare i tutori
volontari per verificare la loro disponibilità o meno ad assumere la tutela di
un minore, ma se non arrivano richieste di tutela è difficile trovare mansioni
altre con cui sostituire questo lavoro.
Questo è forse il limite più grande del
progetto. Ma nel complesso mi ritengo soddisfatto. L’ambiente è accogliente, e
mi sta permettendo di conoscere realtà che poco conoscevo e che avevo il
desiderio di scoprire.
Laddove ho modo di esprimermi, nel pensiero e nell’azione,
ho anche la fortuna di ricevere dei riscontri, che si rivelano costruttivi già
per il solo fatto di esserci.
Insomma, il mio bilancio di metà
anno è positivo; contento di essere qui e curioso di affrontare quello che
resta di questa bella esperienza.