Perchè parlare al giorno d'oggi di disobbedienza incivile? E poi, non c'è qualcosa di insolito in questa definizione? Di solito non si parla di disobbedienza 'civile'? Il nostro pensiero parte immediatamente per un viaggio, e la destinazione è con ogni probabilità Gandhi, Marthin Luther King, e prima di loro il filosofo americano Henry David Thoreau, i quali avevano teorizzato la necessità urgente di una forma di protesta nei confronti delle istituzioni politiche e sociali in generale che non fosse violenta. Manifestare le proprie idee in opposizione al potere non necessariamente deve (s)cadere nell'uso della forza, bensì può esprimersi liberamente con strumenti pacifici, ad esempio bloccando il traffico di una città semplicemente occupandone le strade.
Un'affermata tradizione di pensiero che va appunto da Thoreau a Gandhi e Mandela, sostiene una visione della protesta non incentrata sullo scontro diretto, ma sull'uso della parola persuasiva, il dialogo e il confronto con l'Altro. Gli esiti non sono sempre felici, come i tristi episodi di uccisione insegnano, eppure abbiamo buone ragioni per pensare che non l'unica via ragionevole per l'ottenimento dei diritti essenziali delle minoranze e la critica di leggi o costumi profondamente ingiusti è quella della non-violenza, perché eticamente legittima, nonché utile come insegnamento per le giovani generazioni.
L'articolo dell'Internazionale scritto da Candice Delmas tratta di una forma di protesta nata a Honk Kong, la quale si discosta proprio dai valori sostenuti da Gandhi & Co. Devono esserci dei motivi forti per spingere i cittadini di Honk Kong a manifestare ricorrendo anche alla violenza. Quali? La proposta è iniziata per contrastare una proposta di legge sull'estradizione verso la Cina continentale, presentata dall'esecutivo e poi ritirata. Al momento attuale la natura della protesta si è notevolmente ampliata. I manifestanti chiedono la liberazione degli attivisti, più libertà civili e una maggiore possibilità di influenzare le decisioni politiche dal basso, a partire dalla società civile. La domanda fondamentale è: date certe condizioni politiche, è possibile impostare una forma di protesta pacifica, esente da violenze? In linea di principio sì, anche se dipende ovviamente dgli atteggiamenti dell'altra parte, politica e forze dell'ordine prima di tutti.