martedì 4 luglio 2017

Viaggio in Bosnia: risonanze di una memoria presente



Siamo partiti il 24 giugno carichi di valigie e di aspettative alla volta della Bosnia ed Erzegovina con gli amici dell'associazione “Buongiorno Bosnia”.
Non ci aspettavamo un viaggio puramente turistico: sapevamo già che sarebbe stata un'esperienza entusiasmante, che ci avrebbe colpiti nel profondo e ci avrebbe spinti a costruire un pensiero critico di questo meraviglioso Paese, così duramente colpito dal Secondo Conflitto Mondiale e dai genocidi perpetrati per interi anni ai danni di una fascia prima, di un'altra poi, della popolazione.

In una settimana abbiamo visitato Mostar, Sarajevo, Srebrenica e Tuzla; ognuna di queste città conserva un fascino davvero speciale, e la cosa che ci ha colpiti direttamente al cuore è stata la bellezza di una natura verdissima su cui si inseriscono in modo armonico i palazzi e i monumenti ottomani, che però sembrano feriti, sventrati dai fori di proiettile e dalle granate.

Siamo stati testimoni delle ripercussioni che la guerra ha lasciato dietro di sé non solo con le tracce della distruzione sugli edifici, ma anche nel tessuto sociale. E' terribile pensare che in un Paese così vicino al nostro si è perpetrato il massacro di intere etnie, con il Credo religioso e le mire espansionistiche come uniche ragioni; le conseguenze di questo insensato odio si vedono ancora oggi nella divisione tra Musulmani e Serbi, nella ricerca di giustizia da parte degli uni e nella negazione delle responsabilità del genocidio da parte degli altri, in uno strisciante disagio che si percepisce anche nella vita quotidiana.

Abbiamo avuto, però, anche molti regali: le testimonianze di alcuni giovani della nostra età che combattono per conservare la memoria di ciò che è stato, per sensibilizzare e portare alla luce tutto ciò che per l'opinione pubblica sarebbe meglio che rimanesse insabbiato e per costruire un futuro dove la guerra sia solo un monito per ricordare quanto sia bella la Pace.

Consiglio quest'esperienza a tutti perché al ritorno ci si sente per davvero "cittadini del mondo"; si stabilisce un legame speciale con le persone che ci hanno ospitato e reso partecipi delle loro storie e si impara sempre qualcosa di nuovo: nuovi gesti di umanità e di accoglienza, la condivisione, la resilienza e la voglia di cambiare le cose.

Sara Vecchiato