lunedì 29 maggio 2017

SERVIZIO CIVILE E GRANDE GUERRA

I volontari del Servizio Civile nei luoghi del conflitto

A cura di Sara Vecchiato


La mattina del 24 maggio è rabbuiata dalle nuvole, ma l'entusiasmo di noi volontari è alle stelle perché ci aspetta una giornata di cammino in alta montagna alla scoperta del Monte Piana, uno dei teatri più sanguinosi della Grande Guerra.
Il nostro viaggio comincia praticamente all'alba, in modo da arrivare a destinazione alle nove.
In montagna fa molto freddo, perciò, dopo esserci ricoperti di strati e strati di vestiti, ci mettiamo subito in cammino. L'escursione si snoda lungo i tracciati lasciati dalle trincee italiane e austriache e i crateri prodotti dalle granate riportano dei sentimenti di desolazione che sono ancora quasi tangibili, e si riflettono nelle pietre bianche delle trincee e i grovigli di filo spinato disseminati lungo tutta la cima del monte. La guida ci racconta aneddoti del conflitto, ci fa notare come le trincee nemiche siano in alcuni punti davvero vicine, e come questa vicinanza abbia garantito tre anni di guerra stanziale in cui ci sono state moltissime vittime e mai, davvero, un vincitore.
Visitiamo anche una galleria che i soldati italiani scavarono sotto la cima fino a raggiungere il centro della montagna con l'intento di porvi migliaia di mine per far saltare in aria le truppe austriache stanziate sulla superficie. Mentre camminiamo facendo attenzione a dove mettiamo i piedi sul terreno sdrucciolevole, ci viene naturale guardare la bellezza mozzafiato del paesaggio tutt'intorno, ma non appena abbassiamo lo sguardo vediamo subito la terra scavata per fare posto ai cunicoli e alle baracche dei soldati.
Ascoltiamo anche molte altre storie: quella dell'unica donna che combattè come soldato tra le fila dell'esercito Austriaco, Viktoria Savs; la storia del sentimento profondo che Carducci nutrì per la montagna; il racconto dell'amore tra il Maggiore Bosi e sua moglie, che custodì le lettere mai inviate al marito; gli espedienti degli ingegneri che dovettero costruire sulla cima delle montagne dei fari per illuminare durante la notte il campo nemico…
Il vento forte ci porta alle orecchie la voce della guida che ci narra tutte queste storie mentre la neve ricopre di bianco il fondo delle trincee, e ci viene da pensare: “Quanto sarebbe stato meglio se la guerra non ci fosse mai stata e se tante vite non fossero state spezzate dall'assurdità del conflitto!”.