Lunedì 3 febbraio 2014 è
cominciata l'avventura. Ma forse è cominciata molto prima da quando sfogliando
l'ennesima gazzetta ufficiale alla ricerca dei concorsi per bandi di ricerca e
lavoro attinenti al mio percorso di studio...mi sono imbattuta nel bando del
servizio civile, non sapevo cosa fosse nello specifico così ho cominciato,
incuriosita dal termine "civile", ad approfondire, e mi sono accorta
che i progetti e le attività che venivano svolte avevano tanto a che fare con me
e le mie idee...ho sempre creduto che ognuno di noi in quanto individuo e in
quanto cittadino (quindi appartenente ad una collettività) avesse il dovere e
il diritto di rendere un po' migliore il posto in cui vive, fornendo apporto in
misura alle proprie possibilità e capacità, e il servizio civile sembrava
proprio il posto giusto dove poter vedere realizzato un contributo. Mi sono
laureata in urbanistica e pianificazione territoriale con l'idea di voler
lavorare attivamente per il miglioramento delle vita nelle nostre città, non
solo avere una figura da tecnico ma una figura che facesse da tramite tra
l'essere cittadino, e quindi VIVERE il territorio, e l'essere tecnico e quindi
trovarsi a GESTIRE un territorio...da un po' porto avanti una ricerca inerente
al rapporto tra cittadini,
territorio e nuove tecnologie per la costruzione di reti collaborative (si intende per reti collaborative tutte quelle forme di autorganizzazione, autoproduzione, resistenza che i cittadini inventano sul territorio intessendo rapporti e scambi, come la nascita di orti collaborativi, ciclofficine gestite da pensionati, circoli, associazioni informali) e sto scoprendo sempre di più, anche in seguito alle giornate formative, che il servizio civile può essere un rivoluzionario tramite per stimolare la partecipazione e l'attivismo coinvolgendo la cittadinanza nei processi di riappropriazione degli spazi pubblici e collettivi. Più nello specifico il compito del volontario del servizio civile in un progetto come quello in cui sono coinvolta, con Silvia, al dipartimento del verde pubblico del comune di Venezia è quello di porsi nell'ottica di mediatore tra l'incarico istituzionale, rigido e normativamente complesso della pubblica amministrazione in merito ad una materia così delicata come l'ambiente e il territorio, e il ruolo del cittadino che va supportato nella conoscenza e nella cura del patrimonio ambientale di pubblica proprietà. In questi primi tre mesi di attività si sono messe in cantiere molte idee che si concretizzeranno a breve in un progetto. Molti sono stati gli stimoli ricevuti tra l'accoglienza, il clima in ufficio, la formazione, gli scambi con i colleghi, con i referenti di progetto, ecc... tutte premesse che fanno credere in un anno di rivoluzioni e di crescita tra confronti ed esperienze.
territorio e nuove tecnologie per la costruzione di reti collaborative (si intende per reti collaborative tutte quelle forme di autorganizzazione, autoproduzione, resistenza che i cittadini inventano sul territorio intessendo rapporti e scambi, come la nascita di orti collaborativi, ciclofficine gestite da pensionati, circoli, associazioni informali) e sto scoprendo sempre di più, anche in seguito alle giornate formative, che il servizio civile può essere un rivoluzionario tramite per stimolare la partecipazione e l'attivismo coinvolgendo la cittadinanza nei processi di riappropriazione degli spazi pubblici e collettivi. Più nello specifico il compito del volontario del servizio civile in un progetto come quello in cui sono coinvolta, con Silvia, al dipartimento del verde pubblico del comune di Venezia è quello di porsi nell'ottica di mediatore tra l'incarico istituzionale, rigido e normativamente complesso della pubblica amministrazione in merito ad una materia così delicata come l'ambiente e il territorio, e il ruolo del cittadino che va supportato nella conoscenza e nella cura del patrimonio ambientale di pubblica proprietà. In questi primi tre mesi di attività si sono messe in cantiere molte idee che si concretizzeranno a breve in un progetto. Molti sono stati gli stimoli ricevuti tra l'accoglienza, il clima in ufficio, la formazione, gli scambi con i colleghi, con i referenti di progetto, ecc... tutte premesse che fanno credere in un anno di rivoluzioni e di crescita tra confronti ed esperienze.
Qualcuno direbbe "buona
la prima"...
Tutti pronti?
Sara Del Noce