Il titolo di questo post sicuramente suona strano.
Ad ogni modo il summit sul clima che si sta tenendo a Parigi (il che è paradossale) mi ha fatto riflettere.
In primis sull'idiozia dei manifestanti violenti che danno a una Parigi che prova a rialzare la testa una becera immagine e un insulto a chi è morto poco più di due settimane fa, ma di questo magari se ne può parlare un'altra volta.
La riflessione principale mi è venuta sul parallelismo tra la guerra del petrolio e le conseguenze stesse di questo famigerato oro nero.
Sono ormai chiari e il più provati possibili i danni derivanti dall'uso di energia prodotta dal petrolio e dai suoi derivati.
La cosa altrettanto palese DEVE essere il nesso di casualità tra le guerre in medio oriente e le riserve petrolifere ed energetiche presenti in quei territori.
Credo sia inutile farsi abbagliare da allarmi sulla guerra tra culture, limitazione di libertà, democrazia e libertà di religione.
Altrettanto inutile ritengo concentrare questo tipo di riflessione solo sul contesto mediorientale quando in Africa o in Sudamerica accade esattamente la stessa cosa.
Detto ciò la domanda di apertura è semplicemente espressione di un concetto: possiamo fermare la guerra consapevoli delle sue reali origini e farlo combattendo un altro nemico (più tangibile e pericoloso di ciò che può sembrare) che è l'inquinamento.
Uno sforzo nella ricerca e nella promozione di fonti alternative di energia e , perchè no, un nuovo modo di vivere il consumo sono a mio parere armi molto più efficaci di raid aerei e inutili guerre.
Il tutto avrebbe inoltre un doppio vantaggio: fine delle guerre e un ambiente più pulito.
Mentre scrivo mi rendo conto che possa sembrare un modo un pò banale e semplicistico per trovare una soluzione a un problema di proporzioni mondiali, ma da qualche parte bisognerà pur partire!
Paolo