FRANCA CALTAROSSA
Mi risulta
complicato definire il ruolo dell’OLP o più sinceramente non so da dove
iniziare...
Mi chiedo:
come mi pongo da operatore locale di progetto nei confronti di questi giovani
che arrivano all’interno del servizio nel quale io lavoro da anni?
Due sono
gli elementi che si incrociano: da un lato ci sono io e la mia lunga
esperienza, per cui so con chiarezza quello che “vorrei”, dall’altro lato c’è ....
una giovane ragazza o un giovane ragazzo che porta con sé il proprio vissuto, la propria storia famigliare, il proprio percorso scolastico, le proprie aspettative, ecc…
una giovane ragazza o un giovane ragazzo che porta con sé il proprio vissuto, la propria storia famigliare, il proprio percorso scolastico, le proprie aspettative, ecc…
Da qui
nasce l’incontro personale e si sviluppa un metodo di lavoro che cerco di
rendere e mantenere il più neutro e teorico possibile. Vale a dire che ogni
tema o azione che si affronta si traduce poi in un dato di conoscenza e di
esperienza da analizzare e da conservare.
Faccio un
esempio: propongo ai volontari di realizzare un laboratorio manuale, progettato
e attuato interamente da loro.
Da dove
partire? Ovviamente dalle capacità e dalle conoscenze di ognuno. Ognuno ha
delle abilità e le può mettere a disposizione della Ludoteca, che, come
Servizio Comunale ha la fortuna di essere molto flessibile e aperto alle varie
proposte. Ma… analizziamo le proposte: a volte sono smisurate, fuori contesto,
a volte irragiungibili per gli scarsi mezzi a disposizione dal Servizio, a
volte troppo limitate. Ecco che, nel dinamico rapporto tra volontari e
struttura in cui operano, emerge il ruolo dell’OLP che è quello di dare misura,
senso alle cose, mettere a fuoco quello che è possibile e quello che è impossibile,
si rende perciò necessario far comprendere la funzione di una struttura che
fornisce servizi alla cittadinanza.
Il ruolo di
OLP mi impone di far osservare delle regole, e soprattutto di insegnare ai
volontari come farle rispettare agli altri. Per cui importante è essere chiari,
bisogna essere compresi perché poi a loro volta dovranno trasmettere regole e
istruzioni ai vari utenti del Servizio. Nel rapporto tra OLP e volontari ci
vuole disponibilità e apertura. Dall’incontro delle 2 figure deve emergere
qualcosa di nuovo che rispetti l’uno e l’altro, qualcosa di inedito. Ognuno
inevitabilmente perde qualcosa, ma ognuno guadagna qualcosa, quello che esce è
un elemento nuovo, è il numero 3.
Io li
ritengo passaggi obbligatori, tra noi “i grandi” e loro “i giovani”: Io devo
saper comunicare e a loro volta devono imparare a comunicare tra loro, con
l’OLP e con gli utenti del Servizio. E’ fondamentale essere compresi e farsi
comprendere. Richiede ascolto e attenzione continua, non ci si può sottrarre dal
ruolo di OLP, soprattutto nei primi periodi di lavoro, cioè fino a quando non
si sono compresi bene i ruoli di ognuno e le proprie competenze.
Ho sempre
pensato che per dare un significato all’opera dei volontari bisogna farli
entrare nella macchina complessa del lavoro. Far comprendere i processi che
portano alla realizzazione di un progetto. Ad esempio, chiedo a loro: Come si
realizza una festa cittadina da realizzare in un parco pubblico? Analizziamo i
vari passaggi:
1- Calendario della giornata
2- Richiesta dei permessi dell’uso del
parco
3- Cercare sponsor per merende
4- Elaborare un progetto grafico per
comunicare l’evento
5- Pubblicizzazione dell’iniziativa (In
tempo utile rivolgersi agli utenti via e-mail, e direttamente alle scuole del
territorio con volantini e manifesti)
6- Comunicare con chiarezza agli
esperti esterni gli interventi che devono fornire
7- Organizzare e allestire gli spazi
dove si svolgeranno le varie azioni
8- Disallestimento della festa
9- Analisi e riflessioni sul lavoro
svolto
Il progetto
“Ludus….” impone loro anche un delicato compito presso il carcere femminile. Si
rende fondamentale far uscire dalle mura carcerarie i bambini, loro malgrado
reclusi. Una nuova legge “ICAM” (Istituto a custodia attenuata per detenute
madri) permette ora di trattenere i bambini in una struttura annessa al carcere
fino ai 6 anni. Per cui l’azione dei volontari permette ai bambini di uscire
dalla casa di reclusione, portandoli al parco o in Ludoteca. D’estate si rende
indispensabile l’ausilio dei volontari per far frequentare ai bambini che
vivono in carcere, le spiagge del Lido di Venezia, dato che una generosa
famiglia di Venezia ha messo a loro disposizione una capanna al mare.
Questo e
molto altro ancora è l’opera dei volontari nel Servizio Ludoteca e mi fa
piacere quando per anni in seguito li vedo arrivare, per salutare, per rivedere
i luoghi del loro lavoro e mi sembra di capire che quel periodo non sia passato
invano.